Un analogo ragionamento potrebbe essere svolto intorno al reddito di cittadinanza, che in Italia poi non è altro che un sussidio di disoccupazione. Il suo principio, al di là di questa o quella stortura, consiste nello svincolare il reddito dalla prestazione lavorativa: una persona, per il semplice fatto di esistere, ha diritto alle risorse che gli permettano di vivere. Ciò vorrebbe dire contribuire a liberare la vita sociale dalla egemonia del mercato.
E si potrebbe proseguire con gli esempi. È in arrivo una nuova ondata pandemica, provocata da un’ulteriore sottovariante del virus. Meloni, che ha ricevuto il voto dei “no vax”, difende l’idea di un Paese privo di restrizioni. Si tratta di una scelta prettamente ideologica: al primo posto viene messa la libertà personale, e soprattutto quella delle attività economiche; per il resto, sopravviva chi può. Non era questo, d’altronde, agli inizi della pandemia, il credo più diffuso nelle regioni in cui tutto è cominciato? E si può stare certi che, se non ci fosse stata la falcidia di vite umane cui abbiamo assistito (dovuta a un insieme di fattori, tra cui quello di un’aria di per sé irrespirabile nella pianura padana, a causa del sommarsi di diverse attività produttive fuori controllo), mai si sarebbero persuasi ad accettare le pesanti forme di confinamento del 2020. Ma è “scienza” o “religione” – per usare le parole di Meloni – vaccinare anche i ragazzini dodicenni, che non hanno molte probabilità di sviluppare una forma severa dell’infezione? Né l’una né l’altra: solo una misura di normale senso comune, dinanzi alla possibilità che quegli stessi ragazzini contagino i genitori e i nonni. Qui si vede come – proprio in base a un’ideologia, che è quella liberista – si smarrisca la realtà delle cose. Il che dimostra come un’opposizione debba essere condotta giocoforza su un duplice piano, sia “ideologico” sia “nel merito”.