[“Diritto alla città”, Roma, 24-25 novembre 2016]
«Il diritto alla città si presenta come forma superiore dei diritti, come diritto alla libertà, all’individualizzazione nelle socializzazioni, all’habitat e all’abitare. Il diritto all’opera (all’attività partecipante) e il diritto alla fruizione (ben diverso dal diritto alla proprietà) sono impliciti nel diritto alla città.»
Abbiamo scelto il titolo Diritto alla città per riprendere un tema che ha segnato un’epoca di rivoluzione culturale e nuova coscienza civile, gli anni Sessanta e Settanta, quella:
- dei movimenti e dei “nuovi diritti”: dell’ecologia, delle donne, dei gay, delle minoranze etniche, del pacifismo;
- di un uso “politico” della città e degli spazi pubblici: le strade e le piazze usate per manifestare e proporre idee;
- della costruzione, in architettura, dei grandi progetti urbani, ancora nel segno di una visione progressista e utopica della città (si pensi alle villes nouvelles in Francia e ai quartieri di edilizia abitativa pubblica, poi divenuti le “periferie contemporanee”).