di Cristina Vincenzo
Possiamo considerare il razzismo una vecchia storia? È ormai largamente condiviso che i neri non siano meno intelligenti dei bianchi, ma non sembra esserci altrettanto accordo su questioni che restano controverse. Ci si imbatte spesso, per esempio, in pareri discordi sull’integrazione scolastica. I genitori italiani possono temere che l’educazione dei propri figli sia rallentata dalla presenza dei figli degli immigrati nella stessa classe. Il razzismo è oggi un concetto meno definito di un tempo, più sottile, contorto e in grado di penetrare perfino dentro culture che si autorappresentano come antirazziste e antifasciste. Entrambe queste affermazioni, tuttavia, fanno parte di reattivi psicologici in grado di riconoscere le nuove forme di razzismo[1]. Si deve tener conto della presenza di atteggiamenti e credenze intimamente razzisti in persone dotate delle migliori intenzioni, che aderiscono a valori egualitari, pronte ad autodescriversi come sostenitori dell’integrazione, e che rifiutano, almeno a un livello consapevole, qualsiasi ideologia discriminante.