L’analisi empirica che sta conducendo il gruppo di ricerca sulla sindrome identitaria si sta sviluppando lungo due assi principali. Il primo, è finalizzato a indagare le forme di organizzazione civica dei cittadini di Roma Capitale. Questo asse della ricerca proverà ad analizzare il modo in cui la destabilizzazione degli assetti regolativi tipici delle democrazie liberali trovi nello spazio urbano una sua significativa proiezione. Le esperienze di organizzazione civica che attraversano i territori delle città sembrano infatti essere strettamente correlate alla crisi della governance urbana così come al restringimento e alla segmentazione dell’offerta pubblica di servizi. Di fronte a questo scenario le forme della mobilitazione societaria si presentano però come segnate da una costitutiva ambivalenza: se da un lato queste sembrano alludere a una riappropriazione democratica dello spazio urbano e a una risposta collettiva ai bisogni sociali, dall’altro lato sembrano muoversi nella direzione di un’ulteriore privatizzazione e chiusura identitaria del territorio. Recenti fatti di cronaca hanno messo in luce come attorno alla lotta contro il degrado, così come alla rivendicazione di maggiore “decoro” e “sicurezza” nei quartieri, passi spesso una concezione del territorio urbano come proprietà privata dei cittadini residenti: la stessa carenza dei servizi pubblici viene risolta con l’invocazione di un accesso esclusivo ed escludente alla cittadinanza sociale basato sull’appartenenza a una comunità identitariamente fondata.
Le forme della mobilitazione civica possono dunque essere prese come un oggetto di studio complesso e come un prisma attraverso cui indagare lo scivolamento dal “demos all’ethnos” e l’incunearsi di espressioni di razzismo discreto.
Attraverso una serie di interviste in profondità rivolte a esponenti di alcuni “Comitati di Quartiere” della città di Roma, la ricerca punterà a far emergere i significati impliciti attribuiti ad una serie di termini entrati nell’uso comune delle organizzazioni della società civile e a comprendere il modo in cui queste si collocano nell’ambivalenza prima menzionata, in funzione della propria storia e della loro differenziazione sociale e geografica.
Il secondo asse di ricerca lavorerà come complemento del primo asse ad un livello più generale per comprendere quali siano i meccanismi psicologici che strutturano il “razzismo discreto”.
Le nuove forme di razzismo sono oggi studiate dagli psicologi sociali in interazione con le attitudini politiche derivate dalle ricerche di Theodor W. Adorno e divenute ormai classiche come l’autoritarismo, l’apertura/chiusura mentale, l’intolleranza dell’ambiguità. Contribuiscono inoltre alla struttura psicologica del nuovo razzismo tipologie di personalità e modalità socio-cognitive di elaborazione delle informazioni proprie della contemporaneità e della nostra società.
Per questo il gruppo di ricerca ha predisposto una serie di questionari su un’apposita piattaforma online google docs di semplice fruizione e che si invita a diffondere per contribuire ad ampliare il campione della popolazione italiana con cui si stanno misurando queste variabili psicologiche fra le più usate in psicologia politica, con l’obiettivo di delineare dei modelli generali in cui evidenziare il modo in cui il razzismo discreto si differenzi da forme old style di razzismo e quindi il peso rispettivo delle variabili demografiche, sociali e cognitive favorenti le nuove forme di pregiudizio con l’obiettivo di comprendere anche quali siano le variabili protettive.
Il lavoro del secondo asse sarà dunque finalizzato a descrivere le dinamiche psicosociali relative ad alcune dimensioni di base caratterizzanti la sindrome identitaria in un campione ampio e con il fine di indicare possibili vie d’uscita da ciò che abbiamo definito, studiato e analizzato come “sindrome identitaria”.
Nei prossimi mesi il gruppo di ricerca comincerà a diffondere e condividere i primi risultati e analisi della ricerca, nella prospettiva di una pubblicazione cartacea specifica e provvedendo a organizzare interventi e incontri pubblici di discussione ed elaborazione dei dati e delle interviste raccolte.