di Francesco Raparelli
Nel celebre Frammento sulle macchine dei Grundrisse, Marx presenta due concetti decisivi, di cui nel Capitale si perdono le tracce: il general intellect, utilizzando l’espressione inglese, e l’individuo sociale. Il primo indica lo sviluppo del capitale fisso, ovvero la trasformazione del sapere sociale generale in “forza produttiva immediata”: le macchine, “organi dell’intelligenza umana”. Il secondo concetto, dal primo conseguente, ha una doppia definizione: per un verso, col suo sviluppo, “grande pilastro della produzione e della ricchezza”; per l’altro, a partire dalla precedente qualificazione, esibisce il comunismo come “utopia concreta”.
Secondo un doppio movimento, la relazione presenta la genealogia (possibile) dei due concetti e, nello stesso tempo, la loro consistenza attuale. Da una parte, le premesse averroiste del general intellect, quelle spinoziane dell’individuo sociale; dall’altra, una diagnosi del capitalismo contemporaneo, sempre più innervato dalla nuova robotica, dall’intelligenza artificiale, dalla mente interconnessa.