Riappropriazione della città ed autorganizzazione
Le città stanno subendo una trasformazione radicale. Cambia la stessa idea di “urbano” ed assistiamo ad una trasformazione antropologica dell’abitare. Si registra una espropriazione della capacità progettuale dei suoi abitanti, nonché della loro possibilità di influire sul governo della città o a contribuire alla trasformazione dei propri contesti di vita e alla produzione dello spazio. Il “diritto alla città” significa quindi anche poter “accedere” alla città e alla cittadinanza. D’altra parte assistiamo al moltiplicarsi di pratiche di riappropriazione che sono anche processi di risignificazione degli spazi, così come a diffuse forme di autorganizzazione che costituiscono – sebbene da leggere con attenzione critica, soprattutto con approcci interdisciplinari e di ricerca-azione – esperienze di ricostruzione della convivenza e di produzione culturale della politica.
Carlo Cellamare, Docente di urbanistica dell’Università di Roma Sapienza, direttore del centro di ricerca CRITEVAT e del Laboratorio di Studi Urbani “Territori dell’abitare”, si occupa, in un approccio interdisciplinare e di ricerca-azione, del rapporto tra politiche e pratiche urbane, tra vita quotidiana degli abitanti e processi di trasformazione urbana. Ha pubblicato, tra gli altri, Fare città. Pratiche urbane e storie di luoghi (Elèuthera, 2008), Progettualità dell’agire urbano: processi e pratiche urbane (Carocci, 2011) e Roma città autoprodotta (Manifestolibri, 2014).